Photo by web |
Titolo: I Guardiani del Bosco
Autrice: Sabrina Guaragno
Genere: Fantasy, Humor
Data d'uscita: 11/01/2016
Capitolo 2
Fiori selvatici
«Che
diavolo le è successo?» chiede Panny, stropicciandosi un occhio.
Quella notte Jerenna, la sua ragazza fauna, non lo aveva fatto
dormire per niente. E non per i motivi giusti.
Sen,
che stava deliberatamente pettinandosi i lunghi capelli color platino
con le dita guardando qualcosa di indefinito, si voltò placidamente
verso la povera ninfa.
«Oh,
fa così tutte le volte» disse con noncuranza, agitando lievemente
una mano. «Avrà visto morire una farfalla».
«Non
sta così male tutte le volte...» gli fece notare Panny,
avvicinandosi alla ragazza.
Era
stesa su un ramo di un grande albero, le braccia e le gambe
penzoloni, la testa ripiegata all'indietro, e mugugnava vagamente.
«Cosa
sta dicendo?» chiese Panny.
Sen
si avvicinò, leggermente insofferente, guardando il cadavere di
donna che mugugnava «sta blaterando su delle bacche, mi pare».
«Dannazione»
sussurrò Panny, avvicinandosi all'albero. «Dobbiamo tirarla giù di
lì».
«E
perché?» Sen sembrava davvero poco comprensivo, non vedeva l'ora di
tornare alla sua inerzia naturale.
«Deve
aver mangiato quelle bacche zuccherine che le piacciono tanto...
peccato che ogni volta faccia finta che non siano tossiche!».
Panny
fece qualche saltello, nel tentativo di aggrappare la mano di
Iaquatanina e tirarla giù da quel ramo, che per fortuna non era
troppo alto. Ma anche Panny non era troppo alto, e mancava sempre di
qualche spanna il braccio della ragazza, che, stando così le cose,
rischiava di rimanere lassù ad agonizzare per qualche altro giorno.
«Dici
che morirà?» chiese Sen, non troppo interessato, osservando gli
sforzi di Panny senza muovere un muscolo, le mani sui fianchi, semmai
potessero chiamarsi tali.
«Sei
un insensibile. Certo che non morirà» disse Panny, guardando la
ragazza sul ramo con sguardo afflitto, «spero».
Panny
si voltò, guardando il suo amico in maniera eloquente.
«No,
no, te lo sogni» disse Sen, arretrando un po'.
«Dai,
fammi salire! Altrimenti Tany rimarrà lì a soffrire per giorni,
dobbiamo aiutarla! Se non hai un cervello in quella testa platinata,
hai almeno un cuore sotto quei muscoli?» chiese Panny, e alla fine
l'amico, sbuffando, annuì.
Tirarono
giù la povera ninfa, che sembrava delirare e raccontare vicende in
una lingua incomprensibile, gli occhi semi-aperti e il volto
arrossato. Cosa che stonava non poco con il suo incarnato pallido.
«Cosa
possiamo fare?» chiese Sen.
«Non
lo so... Tany, mi senti?» chiese poi il fauno, scuotendo la ragazza.
«Panny»
mugolò lei, «dannate bacche».
«Già.
La devi smettere di mangiare quella roba!» disse il fauno,
preoccupato.
«Già,
anche il mio manto la pensa alla stessa maniera!» aggiunse Sen,
preoccupato che gli zoccoli dell'amico potessero averlo rovinato.
«Cosa
possiamo fare per farti stare meglio?» chiese Panny, ignorando i
commenti dell'amico, che era ormai abituato a sopportare.
«Ce...
cercate qualche n-ninfa... al lago. Chiedetele della veerside... è...
un fiore...» disse la ragazza, prima di tornare ai suoi deliri.
Panny,
chinato sull'amica, si alzò in piedi perché rimanere in quella
posizione, con i suoi zoccoli, era davvero doloroso.
«Andiamo
a cercare una ninfa» disse Sen, e stava già dirigendosi verso il
lago, senza alcun riguardo verso gli amici.
«Aspetta!
Non possiamo lasciarla qui da sola!» disse Panny.
«E
perché no?» gli chiese Sen, e in effetti quel luogo era abbastanza
tranquillo, mica come il mondo degli umani, sempre pieno di
criminali.
Dopo
dieci minuti buoni di camminata, ecco che videro spuntare il lago, ma
di ninfe neanche l'ombra.
«E
adesso?» chiese Panny, rimuginando su come fare a trovare una ninfa,
giacché le loro abitazioni si trovavano in un posto ignoto del
bosco, nascoste ai disturbatori come loro. Ma voltandosi, il fauno si
accorse che anche Sen era sparito.
Seguendo
l'odore di balsamo e manto lucidato di recente, Panny riuscì a
trovare il suo amico dietro a dei cespugli, in compagnia di una bella
ninfa.
«Panny»
disse Sen, con fare galante, come se lui fosse lì per caso. Panny
notò anche che aveva preso a ondeggiare i capelli in maniera
suadente come quando era in calore, cioè sempre, in presenza di una
ragazza.
«Lei
è Iliana, ha detto di essere nuova da queste parti, fino a qualche
mese fa viveva nel bosco vicino...» incominciò a raccontare Sen,
presentando la ragazza come se fosse miss Bosco di Ilim dell'Era
degli Elfi, quando invece si trovavano in quella dei Tulipani Gialli
già da un po'.
La
ragazza, arrossita, porse la mano a Panny, mentre quest'ultimo diceva
«Sen, non siamo qui per fare amicizia. Non le hai detto di Tany?».
Tuttavia
Panny le strinse la mano, mentre Sen faceva finta di ricordarsi in
quel preciso istante del loro obiettivo, «vero! Che sbadato che
sono, fiorellino... beh, ecco, ci serve il tuo delizioso aiuto».
Panny
credette di stare per vomitare.
«Oh,
e di cosa avete bisogno?» chiese la ninfa. Aveva lunghi capelli
vaporosi color rosa coda-di-coniglio, un incarnato pallido ma più
vivace di quello di Iaquatanina, ed era davvero poco vestita, con un
paio di foglioline sul seno, e due giri di stoffa a coprirle il
sedere e la femminilità.
«La
nostra amica sta male, ha mangiato alcune di quelle bacche zuccherine
arancioni che piacciono tanto a voi depresse, e adesso mugugna in
lingue strane e non riesce a dire una frase di senso compiuto» disse
Panny, leggermente spazientito. Va bene che Iliana era un bel vedere,
ma era pur sempre preoccupato per la sua amica!
«Ha
detto di aver bisogno di una cosa chiamata veerside, e che una ninfa
avrebbe capito di cosa stiamo parlando» continuò Panny. La ragazza
lo guardò stranita per un po', poi disse un “oooh” molto
eloquente che la fece sembrare una bambina umana molto stupida.
«Venite
con me, i fiori di veerside crescono poco lontano dal villaggio delle
ninfe» disse lei, annuendo e prendendo a camminare con i piedi nudi
piccoli e leggeri.
«Ma...
non è vietato rivelare dove si trova il villaggio delle ninfe...
ninfa?» chiese Panny, incuriosito.
La
ragazza si tappò la bocca con le mani, imbarazzata «hai ragione,
che imbarazzo! Dimenticate tutto, per favore!».
Sen
si dette un piccolo colpo sulla testa «dimenticato, dolcezza»
disse, smielato.
La
ragazza ridette cristallinamente, e sembrò che qualcuno avesse rotto
dei cristalli, saltellò poco davanti a loro, diretta in un posto
dove avrebbero potuto trovare i fiori che cercavano.
«Dovevi
dartelo più forte, quel colpo» disse Panny a Sen, lontano dalle
orecchie della ninfa.
«Smettila
di essere così scortese con lei!» disse il centauro, guardandola
con fare sdolcinato.
“Bleah”
pensò Panny, seguendo la coppietta.
«La
veerside è un fiore grande così, tutto color cielo, chiuso come un
frutto, che profuma di carne arrostita, e dentro vi è un succo
giallo con proprietà curative» stava dicendo Iliana, facendo segno
con le mani che il fiore dovesse essere delle dimensioni più o meno
della testa di Sen, ma molto più grande del suo cervello.
«Odora...
di arrosto?» chiese Panny, dubbioso.
«Sì»
ridacchiò la ninfa, i capelli rosa ondeggianti come nuvole, «non è
curioso?».
«È
magnifico» disse Sen, accarezzando un braccio alla ninfa. Lei
ridacchiò di più.
«Siamo
quasi arrivati» annunciò poi la ragazza, d«obbiamo solo camminare
ancora per qualche minuto in quella direzione» disse, indicando un
punto preciso.
«Per
fortuna» disse Panny, che non ne poteva più di dover assistere alle
tecniche conquistatore del suo amico.
Poi
successe una delle cose imbarazzanti che mai nessuno vorrebbe
succedessero. Dei crampi di dolore piegarono Panny a metà, mentre
sudore freddo prese a scorrere lungo la sua fronte.
«Panny?
Panny, tutto bene?» chiese Sen, vedendo l'amico assumere una
delicata tonalità di verde.
Lui
scosse la testa.
«Cos'hai,
fauno?» chiese dolcemente la ninfa, «cosa sarà?».
«Saranno
stati i fagioli» rispose lui, prima di scomparire nel folto,
correndo a zoccoli levati, tenendosi il ventre.
Pochi
minuti più tardi, il fauno tornò su quella strada, sospirando di
sollievo.
Sen
era lì ad aspettarlo, disegnando cerchi sul terreno con un bastone.
«Dov'è
finita Iliana?» chiese il fauno, sperando di sviare il discorso
dalla sua fuga davvero poco galante.
«È
andata via. Non ha colto la poesia nelle mie gesta» Sen sembrava
davvero deluso.
«Io
mi sono assentato un attimo perché me la stavo facendo addosso, e
tu, nel frattempo, eri qui a provarci con la ninfa che ci doveva
aiutare a trovare il fiore per Tany, facendola scappare? - chiese
Panny, sconvolto.
«Le
ho solo dato un bacetto».
Panny
lo guardò male.
«Non
ci ho messo tanta lingua» Sen sembrava sincero.
Panny
scosse la testa e prese a camminare verso il punto che poco prima
aveva indicato Iliana.
«Speriamo
di trovarli lo stesso, questi fiori».
Sen
lo seguì, affranto.
Quando
incominciarono a sentire odore di arrosto, capirono di essere vicino
alla meta.
«Che
fame» disse Sen, «ma dove diavolo sono?».
«Stà
zitto. Se non avessi fatto scappare quella povera ninfa, ora li
avremmo già trovati» disse Panny, guardando in giro. L'odore era
fortissimo, ma dei fiori neanche l'ombra.
«Forse
questo è davvero un arrosto» disse Sen, chiedendosi se fosse
riuscito a convincere il proprietario a cedere un po' di carne,
nonostante lui fosse vegetariano. Vegetarianesimo imposto da Tany,
ovviamente.
«No,
è veerside» disse Panny, indicando qualcosa su un albero.
Un
fiore.
Azzurro,
grande quanto la testa di Sen.
Se
si sforzava, Panny riusciva anche a vedere un rivolo di succo
giallognolo scivolare tra i petali. «E come diavolo facciamo ad
arrivare lassù?».
«Non
guardare me» disse Sen, «anche in piedi sulla mia povera schiena,
saresti troppo nano per riuscire a prenderlo».
«Maledizione»
disse Panny, calciando un albero. Ma era talmente duro che
probabilmente si era scalfito lo zoccolo. «Siamo arrivati fin qui
per niente!»
Il
fauno si avvicinò all'albero, guardandolo dal basso all'alto con aria
afflitta.
«Tany
soffrirà per giorni prima che le passi».
Si
sentì un fruscio di foglie e passi concitati, e prima che il fauno
potesse rendersi conto di cosa stesse succedendo, una figura rossa e
verde uscì dal folto e si gettò sull'albero, risalendolo con una
facilità allucinante. Braccia e piedi si muovevano all'unisono,
precisi. Giunta in alto, quella che sembrava essere una ragazza,
estirpò il frutto di veerside che Panny stava guardando, e ridiscese
dall'albero, veloce e leggiadra.
Atterrò
davanti a Panny, alzando due enormi occhi verde foglia su di lui,
circondati da un alone scuro. I capelli lunghissimi rosso fuoco,
vaporosi e intrecciati di foglie, le nascondevano quasi totalmente il
resto del viso spigoloso, sporcato di colore bianco e nero sulle
guance e sulla fronte.
Anche
la pelle abbronzata del resto corpo era decorata con disegni tribali
bianchi o neri, e la ragazza indossava solo una gonna fatta di
arbusti e foglie, i seni nudi coperti dai lunghi capelli.
Le
mani forti e agili, poco delicate, porsero a Panny il fiore. Lui lo
prese, esitante.
Le
labbra piene della ragazza tremarono appena, come se volesse dire
qualcosa. Ma poi corse via, scomparendo nel folto prima che Panny
potesse dirle grazie.
«E
quella chi diavolo è?» chiese Sen, alle spalle del fauno.
«Sembrerebbe
una jimpii...» disse lui, meditabondo, «sono una tribù di
semi-umani».
«Jim
che?» chiese Sen. «Beh, almeno adesso abbiamo il fiore e possiamo
tornare da Iaquatanina!» disse il centauro, voltandosi per
riprendere la via del ritorno.
«Già»
disse Panny, scrutando il cespuglio da dove la Jimpii era sbucata. E
continuando a pensare che fosse l'essere più bello che avesse mai
visto in vita sua.
Continua lunedì prossimo!
(Non copiare o riprodurre senza prima chiedere il permesso, grazie!)
(Non copiare o riprodurre senza prima chiedere il permesso, grazie!)
Nessun commento:
Posta un commento