Titolo: Dieci piccoli indiani
Autrice: Agatha Christie
Genere: giallo
Salve
lettori! Questa recensione doveva essere pubblicata un bel po' di
tempo fa (infatti ho finito il libro da tanto tempo, e l'ho anche
commentato durante l'ultimo incontro del gruppo di lettura) ma non ho
avuto né tempo né voglia di farlo finora.
Il
libro in questione è Dieci piccoli indiani di Agatha Christie. Che,
dirò già adesso, non mi è piaciuto un granché!
Premetto
che i gialli non sono il mio genere preferito, ne leggo davvero pochi
e solo se sono molto motivata. Questo l'ho letto con il gruppo di
lettura Leggendo a Bari, sperando in una rivelazione divina da parte
della Christie. Ma niente, non è accaduto.
Ma
andiamo per gradi. Non è che non mi è piaciuto e basta. Ho
evidenziato vari “problemi” che, secondo me, ha questo romanzo, che
a parer mio è molto sopravvalutato. Non penso che sia brutto o da
buttar via, ma di certo non è il capolavoro che tutti dicono che
sia!
Per
meglio spiegare cosa penso di questo romanzo ho stilato una vera e
propria lista dei pro e contro. Inizio, quindi, da ciò che non mi è
piaciuto!
1.
L'inizio
Se,
per un attimo, facciamo finta che questo libro non sia stato scritto
da un'autrice famosa quanto la Christie... cosa ne avreste pensato di
questo inizio? Così lento, noioso e carico di presentazioni di
troppi personaggi? Se leggessi un romanzo così in un altro contesto,
lo riterrei come un errore di editing: presentare così tanti
personaggi insieme è avvilente per il lettore, che non riesce a
focalizzarli bene e a ricordarli, ed è un “fallimento” per
l'autore, che così dimostra di non badare a come possa sentirsi chi
legge, nel rimanere confuso da tutto questo.
2.
Coinvolgimento emotivo
Sono
una persona molto passionale ed emozionale. Per me, le emozioni sono
tutto, sono tanto, e leggo principalmente per questo: emozionarmi. Se
voglio trovare qualcosa di prettamente razionale di solito mi dedico
allo studio o a non-fiction, non a un romanzo. Anche da un giallo mi
aspetto che mi coinvolga emotivamente, almeno un pochino: che mi
faccia sentire la suspance sulla pelle, che mi impaurisca, a volte,
che mi metta in ansia. Ma che, soprattutto, mi spinga a “schierarmi”
dalla parte di uno dei personaggi, ad affezionarmi a loro.
Cosa
che non è successa con questo romanzo. Mi è parso troppo
“asettico”, quasi fosse una sorta di esperimento letterario. E,
come dirò più avanti, i personaggi sono ben costruiti, ma non mi
hanno trasmesso abbastanza da permettermi di affezionarmi a loro. E
questo non va affatto bene.
3.
Dieci piccoli INDIANI
Nella
traduzione originale, o leggendo lo scritto, possiamo notare che gli
indiani, sono in realtà dei “negretti”. Anche ponendo da parte
la moralità e l'atmosfera razzista che questi termini ispirano (non
voglio dilungarmi sulla possibilità che la Christie sia una
razzista, o dei motivi che possano averla indotta a esserlo, o a far
sembrare di esserlo in questo romanzo), di certo un termine come
“negro”, se non meglio giustificato da altri elementi del romanzo
(che, a parer mio, non ci sono) può infastidire non poco. Poteva
trattarsi di nanetti (come quelli da giardino), o di gnomi o
qualsiasi altra cosa, e non avrebbe fatto differenza. È anche vero
che la filastrocca è quella, e la Christie si è basata su quella,
ma secondo me non è una giustificazione abbastanza forte.
Non
mi è piaciuta questa scelta di termini.
4.
La filastrocca
Riprendendo
ciò che ho scritto poco fa, la filastrocca dovrebbe essere il filo
conduttore delle vicende. Ma piazzarla proprio all'inizio secondo me
non è stata proprio una trovata geniale, perché “spoilera”
troppe cose...
5.
Mancanza di indizi
L'epilogo
finale, anche abbastanza noioso, ci spiega bene cosa è successo
sulla famosa Niggers Island e chi è il colpevole e come sono
avvenute tutte le vicende misteriose del romanzo. Ma, se immaginate
un epilogo differente, con un colpevole differente, non noterete
molte differenze. Potrebbe essere stato chiunque, e troverete delle
risposte “ad hoc” per spiegare qualsiasi avvenimento. E questo
perché? Perché non ci sono abbastanza indizi durante il romanzo.
Gli
indizi, in un romanzo giallo, sono un'arma a doppio taglio: possono
togliere il gusto di leggere se sono troppi, rendendo evidente il
vero colpevole e la realtà delle cose; ma possono, anche, rendere il
romanzo quasi senza significato, se mancano totalmente. Che gusto
c'è?
Bisognerebbe
dosarli in modo da sviare il lettore sui sospettati, ma permettere
anche di ricomporre i pezzi alla fine, di seguire le mollichine di
pane e giungere a una sorta di rivelazione, un po' annunciata. Perché
nessuno è capace del delitto perfetto, e seguire gli indizi che
compongono un disegno più grande e coerente è, per il lettore,
estremamente gratificante. Gratificazione che, in questo romanzo, non
esiste. Tutti sono sospettati, tutti potrebbero essere il colpevole.
Okay, tutto molto razionale, schematico, ma appunto, asettico.
A
qualcuno potrebbe anche piacere così, ma non a me.
6.
Il colpevole
Tranquilli,
niente spoilers. Vorrei soltanto lamentarmi del poco approfondimento
psicologico del colpevole, che ci viene “presentato” meglio
nell'epilogo, ma che non ha una vera e propria profondità. Ha fatto
questo e quello, ci dà anche una spiegazione. Ma perché ha fatto
tutto questo? Cosa lo ha spinto a farlo, andando oltre alla
spiegazione razionale? I delitti sono frutto della passione, o della
follia, o del desiderio, incontrollabile, di qualcosa: amore, soldi,
potere. Questo colpevole non mi sembrava così motivato, o almeno,
non ci ha spiegato a fondo la sua motivazione e cosa lo ha reso
così...
Scusatemi
se sono troppo psicologa anche nelle recensioni, ma non posso
controllare la mia distorsione professionale.
Dopo
aver elencato ciò che non mi è piaciuto, è giusto citare anche
qualcosa che mi è piaciuto...
1.
L'idea
L'idea
non è male, anche se è abbastanza scontata. Ma quando è stato
scritto questo romanzo, probabilmente non lo era! Peccato averlo
letto ora, allora.
Se
lo si vede da un punto di vista razionale, dell'ordine schematico,
quasi ossessivo-compulsivo, il romanzo è un bel cerchio che si
chiude, geometrico, freddo. E, da questo punto di vista, può essere
considerato come un cerchio venuto benissimo.
2.
I personaggi
Come
ho scritto poco fa, i personaggi sono ben costruiti: ben costruito è
il loro passato, la loro storia, e in parte la loro psiche. Sono
tutti molto diversi ma simili, tutti abbastanza coerenti. A volte
sono un po' stereotipati, ma è giusto che sia così, perché quando
sono presenti così tanti personaggi è impossibile renderli bene se
non si utilizza un po' di senso comune.
3.
Lombard
Ritornando
sempre ai personaggi, vi presento l'unico che ha avuto un qualche
valore, secondo me. Gli altri potevano benissimo morire male, tutti
quanti. Ma Lombard è l'unico di cui mi sia importato un minimo. Non
mi ci sono affezionata, ma è quello che è più coerente con se
stesso, quello che dall'inizio mette le cose in chiaro e manda al
diavolo l'ipocrisia. Insomma, l'unico personaggio decente.
Finisco
qui di ciarlare. A voi questo libro è piaciuto? Lo avete letto? Lo
vorreste leggere? Specie dopo la mia recensione...
Vi
lascio. Alla prossima recensione!
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