Sono
una scrittrice. Sono lunatica, dipendo dalla luce del sole o da
quella della luna. Scrivo solo in certe condizioni, mentre altre
volte posso mettermi all'opera in locali pieni di gente.
A
volte ho bisogno di silenzio, altre di musica.
Volo
tra le braccia dell'ispirazione, quella bellissima dea volubile che
tanto si fa desiderare.
Scrivere
opere lunghe, mi ha sempre creato problemi. Riesco a finire un
racconto in due giorni o in una settimana, perché mantiene vivo il
mio interesse. Ma un romanzo?
Per
me è difficile rimanere concentrata così tanto, per giorni,
settimane, mesi interi.
Non
ho il tempo di dedicarmi dalla mattina alla sera alla scrittura, e
anche se l'avessi, probabilmente non riuscirei a tradire la mia
abitudine di scrivere solo quando fuori è buio, dopo un certo
orario. Sono fatta così.
Scrivere
poco, per molti giorni di seguito, è così che lavoro. E mantenere
l'interesse su una singola storia per lunghi periodi di tempo mi
risulta difficile, soprattutto se scrivo la storia, so tutto della
trama e di quello che succederà. Il romanzo smette di stupirmi, mi
rivela tutti i suoi segreti, ed io mi sento tanto una lettrice a cui
hanno spoilerato la trama di un bel film, o di un bel libro, prima di
poterlo vedere e leggere per conto suo. Che amarezza.
E
chi la riacquista più la voglia di scrivere questo romanzo? Cos'ha
ancora da darmi?
Scrivo
per me stessa, lo ammetto. Non mi interesserebbe scrivere per gli
altri soltando, perché non voglio che la “scrittrice” sia il mio
lavoro, o almeno, non inteso come è comune fare.
Un
lavoro è qualcosa che fai per forza, spesso sopravoglia. Ed io non
voglio che la scrittura diventi questo per me.
Voglio
scrivere romanzi e racconti prima per me stessa, poi per chi vorrà
leggerli. La soddisfazione di veder pubblicato qualcosa di mio me la
voglio togliere, però.
Ho
da poco sperimentato un nuovo metodo, e lo sto portando avanti con il
romanzo fantasy che sto scrivendo.
Ho
diviso il romanzo di quattro parti, quattro racconti continuativi che
formano un romanzo e che svolgo uno per uno, sapendo solo molto
vagamente quello che succederà dopo.
E
la cosa funziona, perché i miei personaggi così stanno crescendo,
maturando, e sono sempre più interessanti, persino ai miei occhi.
Io
non so bene come finirà, so però quello che mi piacerebbe che
accadesse nella storia. E ho pronto lo schema e qualche appunto solo
ed esclusivamente della parte che sto scrivendo.
Ultimamente
ho letto un articolo che parlava di George R.R. Martin. Ebbene sì,
proprio lui, lo scrittore delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Il
sadico a cui piace ammazzare i propri personaggi neanche fossero
formiche impazzite attorno ad un formicaio, proprio lui.
E
cosa vado a leggere? Che anche lui utilizza un metodo molto simile al
mio nello scrivere, in cui non sa ancora bene cosa succederà dopo e,
in definitiva, come tutto finirà.
Mi
sono sentita tanto sadica nel momento in cui ho notato questa
somiglianza con lui.
Zio
Martin, mi fai paura, e mi fai avere paura di me stessa!
Sabrina
Nessun commento:
Posta un commento