giovedì 9 luglio 2015

Intervista al "poeta maledetto" Mithraglia

Oggi vorrei proporre una intervista posta al “poeta maledetto” Mithraglia, che saluto e ringrazio per la sua disponibilità. Dopo aver letto la sua opera “Non ti meriti niente”, mi sono sorte numerose domande e quesiti, scaturiti dalle riflessioni che sue poesie hanno scatenato in me. Mithraglia ha gentilmente risposto alle mie domande, usando il suo solito tono sarcastico e particolare che lo distingue. Ai collegamenti potete leggere la presentazione dell'opera e la recensione della raccolta di poesie. Ed ecco qui l'intervista, buona lettura!
Quando e come hai iniziato a scrivere poesie?
Era il lontano 1990, una torrida giornata estiva in cui vidi il primo pelo di figa della mia vita…
Quale pensi che sia il punto forte delle tue opere?
Penso che sia la sincerità. Alla fine racconto storie vere di una persona normale: molti riescono a ritrovarcisi facilmente. Non sono né eclettico e né barocco. Il lato negativo è che con la lettura delle mie poesie la gente non può “viaggiare” ma resta imprigionata in questo buco di terra.
C'è una persona in particolare a cui hai dedicato molte delle tue poesie? Una persona amata, un parente, un amico?
Tutte le persone che incontro sono i destinatari, qualcuna merita belle parole, altre brutte parole ed ingiurie. Beh ci sono parecchie persone che odio… una in particolare la trovo veramente spregevole e vile. Non penso che mi stia leggendo, ma me lo auguro. Sesso maschile, basso, stupido.

Quando e perché hai deciso di utilizzare uno pseudonimo, celando la tua vera identità?
L’ho fatto per sfuggire alle fans. Non volevo trovarmi casa piena di reggiseni, foto osè o pazze anarchiche pronte a tutto.
Le tue poesie sono cariche di sofferenza, amarezza e provocazione. Se un giorno queste cose dovessero venire a mancarti, scriveresti ancora, magari cambiando genere?
Non penso che continuerei, ma spero che succeda. Però non perderei tempo a scrivere e mi godrei di più la felicità. Forse però alcune persone non sono nate per godersi le cose, ma solo per raccontarle.
Pensi che se la tua vita fosse stata più facile e felice avresti comunque scritto poesie, o ti sarebbe mancata l'ispirazione?
Chi lo sa, avrei voluto fare la rockstar ed inzepparmi di droghe fino a scoppiare come Elvis.
A cosa pensi se ti dico “felicità”?

Due tette, un bel culo, belle gambe, occhi neri e profondi. Niente mi rende più felice. 

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