lunedì 27 aprile 2015

Sogno di cristallo



Dopo aver percorso tutte quelle scale, era decisamente stanca. Desiderava posare le sue delicate membra su uno scranno, o meglio ancora, su morbidi cuscini, se le fosse stato possibile.
Il grande portale di cristallo si aprì dinanzi a lei con una riverente lentezza.
Il portale era alto e stretto, intarsiato di mille motivi, decorato abilmente per tutta la sua lunghezza.
All’interno del castello, tutto era diverso.
Ci si sarebbe aspettati di riuscire a vedere attraverso le pareti di fine cristallo intarsiato. Invece, nulla del cielo buio e nuvoloso veniva trasmesso all’interno.
Ciò che sarebbe dovuto essere trasparente, non lo era, ma non per questo aveva un qualche colore. Era semplicemente privo di una propria tonalità.
Dentro al castello, sembrava di venir catapultati in un altro mondo: non c’era più il lago, la palude o la foresta. Non c’era più la luna, tonda e lattiginosa.
Illusione, confusione…
Un labirinto infinito di cristallo puro, chiaro come acqua.
La principessa era intimorita, disorientata, ma entrò incominciando a camminare con passi felpati lungo i corridoi del castello. Il pavimento sotto i suoi piedi nudi, era fresco in un modo piacevole, ed era anch’esso di cristallo.
Un colore celeste non-colore dominava ogni cosa, in un gioco di luci e riflessi ipnotizzante.
Ogni tanto la principessa sfiorava le pareti del castello con le dita: esse le trasmettevano un fresco calore che stentava a capire e che parlava di casa, famiglia e amore, ma anche di solitudine e di tristezza.
Il silenzio era assoluto, tanto che si percepiva chiaro un ronzio di sottofondo dell’ambiente terreno. Che diveniva mano a mano assordante.
Nemmeno il fruscio lieve e delicato del lungo abito color ghiaccio della principessa riusciva a coprirlo.
Senza sapere come, né perché, né quanto tempo era passato da quando era entrata nel castello, la principessa si ritrovò in una sala più grande delle altre.
La sala del trono, ancor più delle altre stanze e dei corridoi sembrava brillare di luce propria. Non vi erano fonti di luce nel castello.
Le pareti trasudavano luminosità e oscurità insieme, proprio come donavano sia calore che freddo.
Sugli scalini ai piedi del grande trono di cristallo color acquamarina era seduto un ragazzo. Bruno, capelli scompigliati e un po’ lunghi, occhi neri e profondi. Era vestito in modo anonimo, tanto che la principessa non riusciva neanche a distinguerne l’abbigliamento.
Ma lui la osservava.
La principessa lo fissò per qualche attimo, e poi, facendo finta di nulla, si fece qualche giro nella sala.
Lui continuava a fissarla.
Lei allora gli si avvicinò e si sedette sul gradino accanto a lui, i visi a pochi centimetri l’uno dall’altro.
— Perché sei qui? — gli chiese lei, con leggerezza, nascondendo con quell’atteggiamento la sorpresa e il sollievo che la presenza di quel ragazzo le trasmetteva.
— Ci sono sempre — disse lui con un’alzata di spalle.
— Non capisco… — sussurrò lei a fior di labbra, incapace di spostare gli occhi da quelli del ragazzo.
— Non c’è niente da capire… Resta qui con me — disse lui. La principessa rimase colpita da quelle parole, arrossendo sotto gli occhi di lui.
— Posso? — gli chiese allora, esitante.

— Solo se lo vorrai davvero… —


Sabrina

2 commenti:

  1. Caspita però, sei riuscita a creare una grande atmosfera, ma il finale non la sviluppa del tutto: sembra scritto per essere continuato... continua! continua!

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    1. Grazie Sauro :D E benvenuto nel mio blog, era parecchio che non ti vedevo in giro! Comunque alcuni miei racconti sono incompiuti proprio per questo... prima o poi li continuo sempre! :D

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