Dopo aver percorso tutte quelle scale, era decisamente stanca. Desiderava posare le sue delicate membra su uno scranno, o meglio ancora, su morbidi cuscini, se le fosse stato possibile.
Il grande portale di cristallo
si aprì dinanzi a lei con una riverente lentezza.
Il portale era alto e stretto,
intarsiato di mille motivi, decorato abilmente per tutta la sua
lunghezza.
Ci si sarebbe aspettati di
riuscire a vedere attraverso le pareti di fine cristallo intarsiato.
Invece, nulla del cielo buio e nuvoloso veniva trasmesso all’interno.
Ciò che sarebbe dovuto essere
trasparente, non lo era, ma non per questo aveva un qualche colore.
Era semplicemente privo di una propria tonalità.
Dentro al castello, sembrava
di venir catapultati in un altro mondo: non c’era più il lago, la
palude o la foresta. Non c’era più la luna, tonda e lattiginosa.
Illusione, confusione…
Un labirinto infinito di
cristallo puro, chiaro come acqua.
La principessa era intimorita,
disorientata, ma entrò incominciando a camminare con passi felpati
lungo i corridoi del castello. Il pavimento sotto i suoi piedi nudi,
era fresco in un modo piacevole, ed era anch’esso di cristallo.
Un colore celeste non-colore
dominava ogni cosa, in un gioco di luci e riflessi ipnotizzante.
Ogni tanto la principessa
sfiorava le pareti del castello con le dita: esse le trasmettevano un
fresco calore che stentava a capire e che parlava di casa, famiglia e
amore, ma anche di solitudine e di tristezza.
Il silenzio era assoluto,
tanto che si percepiva chiaro un ronzio di sottofondo dell’ambiente
terreno. Che diveniva mano a mano assordante.
Nemmeno il fruscio lieve e
delicato del lungo abito color ghiaccio della principessa riusciva a
coprirlo.
Senza sapere come, né perché,
né quanto tempo era passato da quando era entrata nel castello, la
principessa si ritrovò in una sala più grande delle altre.
La sala del trono, ancor più
delle altre stanze e dei corridoi sembrava brillare di luce propria.
Non vi erano fonti di luce nel castello.
Le pareti trasudavano
luminosità e oscurità insieme, proprio come donavano sia calore che
freddo.
Sugli scalini ai piedi del
grande trono di cristallo color acquamarina era seduto un ragazzo.
Bruno, capelli scompigliati e un po’ lunghi, occhi neri e profondi.
Era vestito in modo anonimo, tanto che la principessa non riusciva
neanche a distinguerne l’abbigliamento.
Ma lui la osservava.
La principessa lo fissò per
qualche attimo, e poi, facendo finta di nulla, si fece qualche giro
nella sala.
Lui continuava a fissarla.
Lei allora gli si avvicinò e
si sedette sul gradino accanto a lui, i visi a pochi centimetri l’uno
dall’altro.
— Perché sei qui? — gli
chiese lei, con leggerezza, nascondendo con quell’atteggiamento la
sorpresa e il sollievo che la presenza di quel ragazzo le
trasmetteva.
— Ci sono sempre — disse
lui con un’alzata di spalle.
— Non capisco… —
sussurrò lei a fior di labbra, incapace di spostare gli occhi da
quelli del ragazzo.
— Non c’è niente da
capire… Resta qui con me — disse lui. La principessa rimase
colpita da quelle parole, arrossendo sotto gli occhi di lui.
— Solo se lo vorrai davvero…
—
Sabrina
Caspita però, sei riuscita a creare una grande atmosfera, ma il finale non la sviluppa del tutto: sembra scritto per essere continuato... continua! continua!
RispondiEliminaGrazie Sauro :D E benvenuto nel mio blog, era parecchio che non ti vedevo in giro! Comunque alcuni miei racconti sono incompiuti proprio per questo... prima o poi li continuo sempre! :D
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