lunedì 6 maggio 2019

Recensione di Città di Carta di John Green

Titolo: Città di Carta
Autore: John Green
Casa Editrice: Rizzoli

Buongiorno lettori!
Dopo un periodo più rarefatto, dato dalle feste pasquali, 25 aprile e 1 maggio, e la mia influenza inspiegabile, eccoci qui finalmente con un nuovo articolo, di quelli della tipologia che mi piace di più: una recensione!
Tuttavia, la recensione di oggi non è granché lusinghiera, oggi. Ahimé!
Il libro incriminato è Città di Carta di John Green. Non avevo ancora affrontato questo autore, nonostante abbia visto Colpa delle stelle, il film tratto da una delle sue opere più famose. Purtroppo, il libro mi ha parecchio deluso, nonostante fosse iniziato abbastanza bene. Se seguite il mio account instagram forse avrete visto il mio video-sclero nelle stories, dove già parlo male di questo libro!
Ma iniziamo con la recensione vera e propria…

La storia narra delle vicende di Quentin, un ragazzo “normale”, se non proprio un membro della categoria dei “falliti” della scuola. È da sempre innamorato di Margo, una ragazza con cui era molto amico quando era bambino, nonché sua vicina di casa. Tanto che, da piccoli, hanno vissuto un’esperienza traumatica insieme, che entrambi sembrano non aver superato completamente. Ma al giorno d’oggi, le cose sono molto diverse: loro due non sono più amici, e lei è una delle ragazze più popolari della scuola. 
Quentin si limita a guardarla da lontano, ma tutto cambia quando una notte lei sbuca nella sua camera, entrando dalla finestra, e lo trascina in un’avventura notturna che cambierà il modo di vedere il mondo di Quentin. Il giorno dopo, però, non succede ciò che Quentin sperava, semplicemente perché di Margo non vi è più traccia.
I presupposti erano intriganti, mi incuriosivano. Non ho mai visto il film, appunto, perché volevo prima leggere il libro e la questione si è poi trascinata finché non ho appunto deciso di iniziare la lettura. 
Lo stile di John Green mi è parso da subito piacevole e coinvolgente, tanto che ho divorato le prime 100 pagine, a mio parere le più belle e interessanti. 
Ma, purtroppo, passate queste, la narrazione inizia a trascinarsi in modo banale e noioso, verso monologhi e discorsi ripetitivi del protagonista, in continua ricerca di Margo e di quello che pensa e che l’ha spinta ad allontanarsi da casa. Una sequela di attesa e di ipotesi, dalle più tristi e tremende fino a quelle più banali. Una carrellata di luoghi comuni e vicende abbastanza inutili, che a parer mio sfiancano il lettore, costringendolo, però, a continuare la lettura per vedere finalmente “come va a finire”.
Il finale del libro, non risolve alcun dubbio, né entusiasma, né dà una fine logica alla storia. Sinceramente, arrivata alla fine ero solo contenta di aver finito la lettura, e di non dover più leggere della voce narrante irritante e anche un po’ deprimente del protagonista. Quentin, infatti, se all’inizio del libro mi stava simpatico, mi è giunto completamente a odio, ma mai come Margo, che compie delle cose completamente senza senso e senza motivo, per il puro piacere di far del male agli altri o di ribellarsi a “non si sa cosa”.
Sono la prima ad amare i libri particolari e psicologici che esplorano tutti i disagi dell’adolescenza. Ma qui, il disagio più grande è quello dei protagonisti di “star male” senza motivo, e di abusare dei concetti di depressione e desiderio suicidario senza un reale nesso. Anzi, secondo me tale tematica, trattata in questo modo, è quasi una mancanza di rispetto verso coloro che hanno reali problemi di questo tipo. Che dire, non mi è piaciuto affatto!
***
Stile: 3/5
Personaggi 1/5
Trama 2/5
***
Sabrina

3 commenti:

  1. A me John Green ispira depressione, quindi non lo leggo.
    Ti abbracico.

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  2. Io l'ho letto, ma il finale è stato deludente, quasi affrettato.
    Baci!

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  3. No, non dirmi così. Devo ancora leggerlo io :(

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